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Piano operativo sul dissesto idrogeologico: pronto uno stanziamento di ulteriori 361 milioni di euro.

fonte immagine:http://www.cngeologi.it/2018/09/11/dissesto-idrogeologico-riparte-il-fondo-progettazione-assegnati-20-milioni-di-euro/

In questi giorni, in cui il clima sembra impazzire, si sente spesso parlare del fenomeno del dissesto idrogeologico, con tale termine si indicano i processi di tipo morfologico caratterizzati da azioni che generano un degrado del suolo. Sebbene il dissesto idrogeologico possa generarsi a seguito di fenomeni meteorologici le azioni che causano un degrado del suolo sono quasi del tutto di origine antropica, legati a varie attività umane, tra cui la cementificazione. Pertanto, la definizione di dissesto idrogeologico indica un insieme di processi di degradazione del territorio e del suolo più nello specifico, processi innescati quasi esclusivamente dall’uomo, che hanno conseguenze notevolmente gravi, soprattutto quando si verificano determinate condizioni meteorologiche.

La fragilità del suolo, in Italia, è un problema diffuso nella maggior parte del territorio, con conseguenze spesso molto ingenti, sia in termini economici, che ambientali. A tutto ciò si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici in atto che, con intense precipitazioni in brevi periodi di tempo, possono aumentare il rischio di conseguenze disastrose. Secondo l’ultimo Rapporto sul Dissesto Idrogeologico curato dall’ISPRA, gli edifici situati in aree a rischio frane elevato e molto elevato in Italia sono più di 150 mila e quasi 38.000 i beni culturali. Sono di più gli edifici a rischio elevato di alluvioni, che raggiungono quasi le 500 mila unità, mentre sono quasi 14.000 i beni culturali esposti a pericolosità elevata. Per ridurre il rischio dovuto al dissesto idrogeologico è fondamentale insistere su azioni di previsione, prevenzione e mitigazione degli effetti. La conoscenza del territorio, l’individuazione e la quantificazione dei rischi, permettono di prevedere eventuali disastri e calamità naturali, con l’obiettivo di ridurre al minimo i possibili effetti collaterali.

Il Ministero dell’Ambiente ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio il decreto per rendere immediatamente effettivo lo stanziamento di ulteriori 361 milioni di euro per 236 interventi sul territorio nazionale, volti a contrastare il fenomeno del dissesto idrogeologico e rientranti nel “Piano operativo sul dissesto idrogeologico per l’anno 2019”. I fondi odierni vanno ad aggiungersi ai finanziamenti già erogati (a luglio 2019) alle Regioni attraverso il Piano stralcio sul dissesto idrogeologico.

Per il Ministro: "Si tratta di risorse ulteriori e immediatamente disponibili per la messa in sicurezza idrogeologica e per progetti immediatamente cantierabili . Non lavoriamo sulla logica dell’emergenza, ma con una programmazione costante e interventi specifici per attenuare i rischi e le criticità sull’intero territorio nazionale."

L’impegno finanziario complessivo del Piano, che ammonta ad euro 361.896.975 trova la necessaria copertura nelle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020 deliberate dal CIPE a favore del Piano Operativo “Ambiente”. I fondi saranno erogati in via diretta, senza la stipula di successivi accordi di programma, come previsto dalla delibera CIPE n.64 , adottata lo scorso agosto. I fondi odierni, destinati a ulteriori progetti, vanno ad aggiungersi ai finanziamenti già erogati alle regioni attraverso il Piano stralcio sul dissesto idrogeologico.

Bisogna mettere in sicurezza il Paese e i fondi ci sono, sono opere di estrema urgenza e indifferibilità. Il disegno di legge Cantiere Ambiente, incardinato al Senato, deve avere un iter celere. La messa in sicurezza preventiva costituisce il migliore strumento per la salvaguardia delle vite umane e del territorio.” ha aggiunto il Ministro Costa.

Gli interventi vanno dalla sistemazione di versanti franosi, al consolidamento e alla difesa idraulica, al ripascimento e difesa delle aree costiere, alla messa in sicurezza di abitati.


Bando Sport e Periferie 2018: disponibile la graduatoria degli impianti da riqualificare.

fonte immagine:http://www.ambrosiepartners.it/articolo.php?id_articolo=637

L’Ufficio dello Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato la graduatoria dei progetti presentati nell’ambito del bando "Sport e Periferie 2018" che finanzierà con 72 milioni di euro circa 250 progetti di impianti sportivi sparsi su tutto il territorio italiano. La graduatoria include, così come previsto dal Bando, gli interventi oggetto di finanziamento e gli interventi non finanziati con l’indicazione del punteggio totalizzato. Sono 10 i milioni di euro disponibili per realizzare, rigenerare o completare gli impianti sportivi situati in aree svantaggiate e zone periferiche urbane, nell’ambito del Piano sport e Periferie che ha l’obiettivo di rimuovere gli squilibri economico sociali e incrementare la sicurezza urbana attraverso investimenti sulle infrastrutture sportive. Un bando che si inserisce in una strategia di recupero e valorizzazione del patrimonio impiantistico sportivo italiano, ma con un’attenzione dedicata agli spazi urbani di periferia.

In una nota l’Ufficio per lo Sport ha fatto sapere che “i soggetti assegnatari del finanziamento possono chiedere informazioni contattando direttamente la società Sport e Salute all’ indirizzo di posta elettronica sporteperiferie@sportesalute.eu".

La Commissione dell’Ufficio per lo Sport ha valutato le richieste pervenute, tenendo conto dei criteri di:

• localizzazione dell’intervento: saranno considerati prioritariamente i lavori in aree con bassi livelli di scolarizzazione e interessate da recenti calamità naturali;

• stato di avanzamento della progettazione: punteggio massimo ai lavori con progetti esecutivi, punteggio minimo a quelli in possesso solo di fattibilità tecnica-economica;

• incidenza del contributo richiesto sull’importo complessivo dell’intervento: favoriti quelli con la quota maggiore di cofinanziamento;

• polifunzionalità dell’impianto: un punteggio maggiore sarà assegnato alle strutture in cui è possibile svolgere simultaneamente più attività sportive;

• natura giuridica dell’ente titolare del diritto di proprietà dell’impianto: priorità agli impianti di proprietà pubblica.

La richiesta di contributo pubblico per ciascun intervento non sarà superiore a 500.000 euro. Le richieste di finanziamento per impianti localizzati in una medesima regione non potranno gravare sul fondo per importi cumulativamente superiori al 10 per cento della sua capienza. L’erogazione del contributo avverrà in modo frazionato e in proporzione agli stati di avanzamento dei lavori, certificati dal direttore dei lavori.

Il Piano Sport e Periferie è nato con il D.Lgs 185/2015 con l'obiettivo di rimuovere gli squilibri economico sociali e incrementare la sicurezza urbana attraverso gli investimenti sulle infrastrutture sportive. Il Fondo, inizialmente incardinato presso il Coni, è stato già finanziato con due tranche di importo pari a 100 milioni di euro ciascuna. Con la prima tranche sono stati finanziati otto interventi urgenti, coi quali si è mirato a risolvere alcune delle situazioni di maggiore difficoltà nelle periferie di Milano, Roma, Napoli e Palermo, e 183 interventi distribuiti sull'intero territorio nazionale in modo omogeneo e con l'interessamento di ventisette discipline sportive. Con la Legge di Bilancio 2018 il Fondo è divenuto strutturale e gli è stata assegnata una dotazione iniziale di 10 milioni di euro all'anno a decorrere dall'anno 2018.

Con la pubblicazione della graduatoria si conclude la procedura relativa al bando 2018; lo step successivo sarà la pubblicazione del bando "Sport e Periferie 2019".


"Monitoraggio e valutazione di ponti e viadotti - Stato dell’arte e prospettive": nuove proposte da ENEA.

fonte immagine:https://www.controradio.it/ponte-allindiano-nuove-soluzioni-viabilita-cercasi/

L’ENEA ha organizzato a Roma, presso la sua sede, il 14 febbraio 2019, a sei mesi esatti dal crollo del viadotto Polcevera (noto come ponte Morandi) a Genova, una Giornata di studio su “Monitoraggio e valutazione di ponti e viadotti. Stato dell’arte e prospettive” nel quale ha presentato alcune proposte di tecnologie innovative a costi ridotti per individuare rapidamente elementi di degrado su ponti e viadotti. Alcuni fra i massimi esperti del settore hanno preso parte all’evento a Roma, che si proponeva di individuare soluzioni per la salvaguardia e la manutenzione preventiva di queste infrastrutture strategiche.

ENEA, per il check-up di ponti e viadotti, propone il sistema dell’interferometria radar (una tecnica di telerilevamento attraverso la quale è possibile misurare simultaneamente gli spostamenti di numerosi punti di edifici, strutture o altri elementi antropici e naturali, con elevate frequenze di campionamento del dato, consentendo di eseguire contestualmente sia analisi statiche che dinamiche), basato su uno strumento simile a una macchina fotografica, in grado di misurare le vibrazioni di una campata, di una pila di un viadotto o di un ponte anche da remoto. L’interferometria radar fornisce la possibilità di effettuare misurazioni dinamiche praticamente su tutte le strutture e, in base ai rilievi ottenuti, definire una scala di priorità sia per gli approfondimenti sperimentali che per gli interventi da realizzare. I costi di misurazione sono notevolmente ridotti rispetto alle tecniche tradizionali e consentono ai tecnici di eseguire un lavoro di elaborazione e interpretazione dati di notevole precisione pur senza accedere alla struttura.

Per il rilievo continuo del comportamento dei ponti invece ENEA propone l'utilizzo di sensori a fibra ottica in grado di eseguire a costi accessibili un monitoraggio anche con un elevato numero di punti di rilevazione (l'utilizzo della fibra nei sensori nasce da alcune caratteristiche che possono essere vantaggiose per specifiche applicazioni: la fibra è molto piccola, non richiede alimentazione elettrica nel punto di acquisizione, più sensori possono trovare posto lungo la stessa fibra). Questo sistema può rappresentare il punto di partenza per un progetto/processo di prevenzione su ponti e viadotti che, in base ai risultati del monitoraggio continuo, favorisca una manutenzione preventiva in tempo reale.

I crolli di ponti e viadotti che si sono verificati negli ultimi anni suggeriscono che, come le persone, anche le strutture hanno bisogno di check-up programmati. Oggi siamo in grado di controllarle di continuo grazie a sistemi di monitoraggio avanzati che consentono di individuare danneggiamenti già nella loro fase iniziale. Le tecnologie offrono la possibilità di rimediare in tempo, prima che il degrado si aggravi e richieda interventi più pesanti e costosi.” spiega Paolo Clemente del laboratorio ENEA di “Tecnologie per la dinamica delle strutture e la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico”.

Nel corso degli ultimi trent'anni ENEA ha sviluppato differenti competenze nel monitoraggio statico e sismico dei ponti ,usufruendo sempre di strumentazioni innovative e all’avanguardia, come nel caso delle analisi effettuate sul Ponte all’Indiano di Firenze, sul viadotto di accesso a Civita di Bagnoregio (VT) e sulla passerella pedonale di Forchheim (Baviera). L’Agenzia è impegnata anche nell’adeguamento sismico di tali costruzioni, mediante tecnologie basate sull’utilizzo di sistemi di isolamento e dissipazione, particolarmente idonee nella salvaguardia di strutture esistenti.


AINOP : Archivio Informatico Nazionale delle Opere Pubbliche.

fonte immagine:http://www.mit.gov.it/comunicazione/news/ainop-opere-pubbliche/ainop-online-la-versione-beta-dellarchivio-informatico

Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con un comunicato avvisa che online è disponibile la versione beta dell’ Archivio Informatico Nazionale delle Opere Pubbliche (AINOP), il database che censisce il patrimonio delle opere pubbliche di competenza degli Enti e delle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, delle Regioni, delle autonomie locali (Province Autonome, Province, Città metropolitane, ecc.) e di tutti i Comuni presenti sull’intero territorio nazionale; raggiungibile al link http://ainop.mit.gov.it/ , la piattaforma viene messa a disposizione nella versione non definitiva, per valutarne l’utilizzo e le eventuali migliorie da apportare in fase conclusiva.

AINOP è stato istituito dal Decreto Emergenze/Genova, ed è strutturato principalmente 9 sezioni: ferrovie nazionali e regionali-metropolitane; viadotti e cavalcavia ferroviari; ponti, viadotti e cavalcavia stradali; ponti, gallerie ferroviarie e gallerie stradali strade; aeroporti; dighe e acquedotti; porti e infrastrutture portuali; edilizia pubblica. Dalla nota del Ministero si legge:"Realizzato mettendo a frutto l’interoperabilità e cooperazione applicativa delle varie amministrazioni, AINOP genera un codice della singola opera (IOP), che la contraddistingue e identifica in maniera univoca, riportandone le caratteristiche essenziali e distintive."

Attraverso la piattaforma online sarà possibile: identificare un’opera e la sua collocazione nel contesto territoriale; riunire tutti i dati e le informazioni presenti nei vari archivi pubblici sussidiari e concorrenti; ricevere informazioni che consentiranno il monitoraggio tecnico dell’opera, nell’ottica di prevenire criticità, anche attraverso sistemi intelligenti di alert sullo stato della infrastruttura; individuare i possibili flussi di lavoro per rendere efficiente la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione dell’opera, visualizzare dati, informazioni e documenti dell’opera, strutturati in una sorta di fascicolo virtuale.

Il Ministero spiega che l’obiettivo di AINOP è consentire un maggiore controllo delle opere pubbliche durante il loro intero ciclo di vita; controllo inteso sia in termini di monitoraggio sullo stato dell’infrastruttura fisica per la sicurezza dei cittadini e dei trasporti, sia in termini di definizione di un piano di azione in relazione alle priorità di intervento, favorendo la semplificazione, celerità, accuratezza delle attività e tempestività degli interventi manutentivi e, al contempo, l’efficientamento della spesa pubblica sia generare futuri ed utili servizi che possano nascere dall’iterazione delle varie banche dati al momento non relazionate tra loro. Ogni infrastruttura censita, quindi, risulta dotata di un "fascicolo dell’opera" che fornisce gli elementi per individuare le opere da mettere in sicurezza con interventi mirati, classificandole anche in base alle priorità di intervento. Nel massimo rispetto delle norme vigenti in tema di privacy e di security, verranno pubblicati, in trasparenza de in maniera progressiva di pari passo con l’aggiornamento di AINOP, dati caratterizzanti le opere pubbliche, in un'ottica di trasparenza delle attività di Governo.**


Progetto ADAMO: conservazione e restauro del patrimonio culturale romano.

Fonte foto:https:https://it.wikipedia.org/wiki/Mura_aureliane#/media/File:Aurelian_Walls_Rome_2011_1.jpg

L’ENEA continua a promuovere interessanti progetti finalizzati alla conservazione e al restauro di beni storico-artistici, con uno sguardo particolare nei riguardi di quelli dell’area romana, tramite l’ausilio di tecnologie sempre più all’avanguardia: sensori hi-tech per monitorare gli effetti di smog e traffico sulle Mura Aureliane, ma anche indagini laser per il restauro di Palazzo Chigi ad Ariccia. Tutte queste iniziative fanno parte del Centro di eccellenza del Distretto tecnologico per i beni e le Attività Culturali del Lazio finanziato dalla Regione con 6 milioni di euro e a cui hanno aderito tutte le università pubbliche del Lazio (La Sapienza, in qualità di capofila, Tor Vergata, Roma Tre, Tuscia, Cassino e Lazio Meridionale) e gli enti di ricerca CNR, ENEA e INFN, per un totale di 800 ricercatori con esperienza nel settore dei beni culturali, 400 tra assegnisti, contrattisti e post-doc e vari spin-off.

ADAMO (Analisi, DiagnosticA e MOnitoraggio) prevede una collaborazione diretta con le aziende del settore e il trasferimento delle più sofisticate tecnologie per il patrimonio storico sviluppate dall’Agenzia e dai sette partner del progetto come CNR, INFN, le tre università pubbliche di Roma “La Sapienza”, Tor Vergata e Roma 3 e quella della Tuscia. ADAMO prevede una serie di attività di analisi, verifica e restauro da svolgere presso siti specifici: Mura Aureliane; Parco Archeologico di Centocelle (con Villa della Piscina); Palazzo Vescovile di Frascati; Villa Mondragone di Monte Porzio Catone; Palazzo Chigi di Ariccia. Per ogni sito sono già stati individuati gli interventi e le tecnologie da mettere in campo, ad esempio: sulle Mura Aureliane, nel tratto in prossimità di Porta San Sebastiano verranno posizionati sensori hi-tech per monitorare gli effetti prodotti sulla struttura di traffico ed eventi naturali come i terremoti, ma anche di temperatura e umidità; nel Parco archeologico di Centocelle, ricercatori, archeologi e restauratori lavoreranno insieme per ricostruire la storia di Villa della Piscina e la cronologia delle diverse fasi costruttive; a Palazzo Vescovile di Frascati sarà verificato lo stato di conservazione degli affreschi e dei dipinti murali come a Villa Mondragone di Monte Porzio Catone, dove oltre ai dipinti, le tecnologie scandaglieranno le condizioni di salute delle fontane; a Palazzo Chigi di Ariccia le indagini hi-tech permetteranno di studiare reperti unici, come arredi e decorazioni in cuoio da parete, oltre a preziose tele e busti marmorei presenti negli storici appartamenti al piano nobile. “Finora abbiamo individuato sei diversi siti storici all’interno della città metropolitana di Roma, ponendo particolare attenzione a quel patrimonio culturale che non rientra nei tradizionali circuiti turistici. Questi luoghi, sui quali verrà effettuata anche un’analisi di tipo storico e socio-economico, rappresenteranno un banco di prova per le nostre tecnologie ma anche un’opportunità di incontro e di collaborazione con le aziende e i professionisti del settore, come archeologi e restauratori”, commenta Roberta Fantoni, responsabile della Divisione ENEA “Tecnologie fisiche per la sicurezza e la salute”. Fluorescenza indotta da laser nell’ultravioletto e spettroscopia Raman, rispettivamente basate sui fenomeni di fluorescenza e diffusione, sono solo alcune delle tecnologie, messe a servizio dell’arte, per l’ottenimento di preziose informazioni: sui materiali, sullo stato di conservazione, su eventuali tracce di restauro passato. Tutte tecnologie che vengono valorizzate dal fatto di non compromettere l’opera oggetto di studio.

Tutte le attività di ENEA, in particolare quelle relative ai beni storici, si basano su un concetto preciso: prendere coscienza dell’importanza della valorizzazione, della tutela e della conservazione dei beni affinché possano essere tramandati al mondo e alle generazioni future.

Oltre al progetto ADAMO, di cui ENEA è coordinatore, l’Agenzia parteciperà a “SISMI” sulle tecnologie per il miglioramento della sicurezza e la ricostruzione dei centri storici in area sismica e a “ECODIGIT” per la creazione di un ecosistema digitale che permetta la fruizione e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali.